Sur le Fil
Quando cammini sul filo, ci sono dei momenti in cui non c'è nessuno che ti da la mano, e per paura di cadere, non la accetti nemmeno da quei pochi che te la offrono.
Quei momenti in cui prendi una boccata d'aria, cerchi di non guardare in basso, ti carichi di ottimismo, ti dai la spinta, e dici: "Ooook! Adesso devo farcela da solo, devo arrivare alla fine della corda!"
Se ti giri indietro ti ammazzi, e la tua traversata non ha più senso.
Se ti fermi un attimo, può succedere che ti spaventi, che guardi in basso, che perdi l'equilibrio.
E se indugi... medesima fine.
Ma allora vale la pena?
La risposta è sì.
La maggior parte dei fili che decidiamo di percorrere durante la nostra vita ci riservano qualche botta, nella caduta, ma non compromettono la nostra esistenza in maniera definitiva.
Altre decisioni invece sì.
Ma sta a noi distinguere le une dalle altre, i fili della resposabilità, dell'azzardo, dell'amicizia, della scuola, dell'amore.
Forse è per quello che le persone, pur di non vivere nell'indecisione, si spostano fra i palazzi su di un filo che potrebbe tradirli da un momento all'altro. E, pur sapendolo, lo fanno lo stesso.
Con la stessa pazienza con cui il mio ragno casalingo ricostruisce ogni notte le ragnatele che io, da buon aracnofobo, gli distruggo tutte le mattine, così anche tante persone che ci circondano non si fanno buttare a terra dalle prime difficoltà, anche quando un bastardo che ti odia per il tuo aspetto distrugge tutto quello che hai (in questo caso, ahimé, il bastardo sono io e la vittima è il ragnetto)
Eppure si continua così, e piuttosto che vivere nel mio palazzo, a guardare gli altri che si spostano, che cadono, che fanno voli da paura, che atterrano sulla rete, che si sfracellano la faccia, oggi salgo sul mio filo... non sapendo cosa mi aspetta, di certo consapevole della difficoltà, con una fifa tremenda, e con gli occhi fissi sull'obiettivo.
Sur le fil.
Ciao
Laura