Il volo dei gabbiani ipotetici

A volte volare non è una scelta, ma una necessità.
C'è chi ne fa una filosofia di vita, chi vola spesso, chi quando capita, chi di rado, chi ancora rifugge il volo, la vera e propria arte del sogno ad occhi aperti, del fluttuare delle speranze, del sentirsi veramente liberi, come la più terribile delle costrizioni.
Ma volare è una necessità.
Volando scorriamo le onde, la nostra vita, scendendo a bassa quota solamente per ciò che merita la nostra presenza, merita che interrompiamo la nostra corsa, e ci soffermiamo a vedere e a scrutare meglio cosa ha calamitato le nostre attenzioni.
Magari è un falso allarme, tante volte lo è. In quei casi non dobbiamo lasciarci turbare, bisogna tornare in volo il prima possibile.
Quante volte siamo stati male per le frasi, le accuse e le insinuazioni di una persona, e abbiamo continuato a riflettere sulle sue parole, quando in realtà bisognava semplicemente che scorressero con il flusso di tutte le altre parole di ogni giorno?
A volte, nella discesa dal volo, fra i falsi allarmi, capita qualcosa che riteniamo importante, e ci fermiamo.
Spesso però questa permanenza ci sottrae al volo e allo scorrere della vita troppo a lungo, e noi non possiamo permettercelo, non possiamo permetterci di restare indietro.
Quanti di noi sono restati davanti al computer troppo tempo, sottraendosi alla vita che li aspettava appena fuori di casa loro? Quanti si sono innamorati e hanno perso la testa, tanto da non sapere più dove andare? Quanti non si sono accorti che qualcuno ci voleva veramente bene, ed era troppo tardi per tornare indietro? Quanti di noi hanno trascurato le persone care che ci stavano accanto, con sciocchi pretesti, o a causa di una giornata andata male?
Non possiamo smettere di volare, nemmeno quando vorremmo ficcare la testa nella sabbia,, oppure quando sentiamo la necessità di sparire, di prendere il largo, come il navigatore Éric Tabarly, che si allontanò dal mare d'Irlanda, e non tornò mai più.
Oppure ancora come Giorgio Gaber, che vedeva nel volo, in questo slancio, un modo attraverso il quale una persona poteva sentirsi più di sé stesso...
[...] Era come ...due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No. Niente rimpianti.
Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare…come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due.
Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente
lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall'altra il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito. Due miserie in un corpo solo.